Il re degli abbracci. E non stiamo parlando del Gianni Morandi di una recente storia pubblicata su Topolino, ma del Mimmo Modugno che, dal 2009, dando le spalle al lungomare della sua città, Polignano a Mare, allarga le braccia al cielo con gesto consueto e plastico trasporto.
Anzi, bronzeo trasporto: parliamo infatti di un Modugno scolpito nel bronzo, quello dell’artista argentino Hermann Mejer, modugniano nel cuore. E non avremmo potuto aspettarci qualcosa di diverso.
L’opera si intitola Volare, e a prima vista sembra che la posa dell’interprete richiami quella, trionfante, con cui egli soleva eseguire il ritornello di Nel Blu dipinto di blu, sul palco di Sanremo; tuttavia l’abbigliamento non è certamente quello ingessato da gran serata sanremese, e non c’è traccia del pesante doppiopetto del ’58, né tanto meno del papillon correlato.
Abbiamo
a che fare con un Modugno monumentale, sì, ma molto più casual, quasi
aerodinamico con quel suo completo freschissimo e la camicia leggera,
sbottonata, e pronto, in un certo senso, a prendere il volo. L’aeroplanino re
degli abbracci.
Maestro Mejer, che cosa sapeva
di Domenico Modugno prima di accettare la commessa (che era anche un po’ una
scommessa) relativa alla raffigurazione scultorea del grande cantante?
Ho conosciuto l'opera di
Domenico Modugno quando ero molto giovane: a casa nostra, in Argentina, si
ascoltavano le sue canzoni e mia sorella, più grande di me, aveva i
suoi album. Poi, certo, quando Gianni Torres, al tempo direttore artistico per
le celebrazioni di Domenico Modugno, mi contattò e mi trovai a misurarmi
con questa grande responsabilità, cominciai subito a raccogliere la necessaria
documentazione sul personaggio. E a recuperare materiale video-fotografico da
riviste e poi interviste e altre testimonianze verbali; un contributo decisivo
mi fu dato dalla moglie di Modugno, Franca Gandolfi, e da alcuni
collaboratori amici come il cantautore Rudi Assuntino, Loro mi
descrissero tanti particolari della personalità di Mimmo, le sue
abitudini e alcuni tic come, ad esempio, quello di muovere la gamba sinistra,
durante le sue interpretazioni, flettendo
il ginocchio ritmicamente. Qualcuno mi fece anche notare la grande cassa
toracica di Mimmo, dovuta alla sua passione per il nuoto. Rudi Assuntino, poi, mi
suggerì di visionare il video dell’opera teatrale "Rinaldo In Campo",
in cui Mimmo faceva la parte del brigante Rinaldo Dragonera: proprio da una sua
particolare posa in questo ruolo, una posa orante , io ricavai l’immagine-base
per la mia statua. Questa visione piacque particolarmente alla signora Gandolfi,
che divenne così la mia principale sponsor presso il Comune, affinché vincessi
la concorrenza degli altri miei colleghi contattati dall’Amministrazione e
potessi aggiudicarmi il lavoro. Ci tengo tuttavia a precisare che Franca mi
apprezzava già per alcune mie produzioni, in particolare per quest’opera.
Secondo lei che emozioni procura
agli abitanti di Polignano il suo Modugno? E a lei, invece, cosa resta di
questa tappa della sua produzione?
Penso che da parte degli
abitanti di Polignano a Mare non ci sia un unico modo di vedere la mia opera, e
comunque ho ricevuto segni di vero apprezzamento sia da parte dai polignanesi
che da persone di altre zone d’Italia, oltre che dall’estero. Sulla
realizzazione della statua, poi, bisognerebbe scrivere un romanzo a parte,
perché è una vicenda piena di aneddoti e di complicanze, dovute anche alla
decisione del vicesindaco Modesto Scagliuzzi di anticipare di un mese la
consegna del monumento. Il che fu una forzatura non indifferente nel mio
crono-programma, a cui non ero preparato: costretto a cambiare in corsa
l’officina a cui avevo pensato di rivolgermi per la fusione del bronzo (il
Comune mi propose di rimpiazzarla con un’altra), in poco tempo finii
addirittura per cestinare tutto il mio lavoro e dovetti rifarlo di sana
pianta, accumulando così un ritardo di ben sei mesi, Sicché l’opera, che
doveva essere pronta per il 2008, venne effettivamente installata e inaugurata solo
l’anno seguente: e non era quella che avevo pensato all’inizio e che la vedova
avrebbe voluto; non era il Modugno con lo sguardo proteso verso il mare, ma, al
contrario, un Modugno che, dimentico del blu infinito e quasi indifferente ad
esso, non ha occhi che per la sua città.
Comunque, a parte la montagna di
difficoltà, posso dire che per me è stata comunque un’esperienza di grande
crescita professionale. E sono felice di avere portato a termine l'opera.
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