venerdì 11 agosto 2017

Il Modugno di Mejer

Il re degli abbracci. E non stiamo parlando del Gianni Morandi di una recente storia pubblicata su Topolino, ma del Mimmo Modugno che, dal 2009, dando le spalle al lungomare della sua città, Polignano a Mare, allarga le braccia al cielo con gesto consueto e plastico trasporto.
Anzi, bronzeo trasporto: parliamo infatti di un Modugno scolpito nel bronzo, quello dell’artista argentino Hermann Mejer, modugniano nel cuore. E non avremmo potuto aspettarci qualcosa di diverso.
L’opera si intitola Volare, e a prima vista sembra che la posa dell’interprete richiami quella, trionfante, con cui egli soleva eseguire il ritornello di Nel Blu dipinto di blu, sul palco di Sanremo; tuttavia l’abbigliamento non è certamente quello ingessato da gran serata sanremese, e non c’è traccia del pesante doppiopetto del ’58, né tanto meno del papillon correlato.
Abbiamo a che fare con un Modugno monumentale, sì, ma molto più casual, quasi aerodinamico con quel suo completo freschissimo e la camicia leggera, sbottonata, e pronto, in un certo senso, a prendere il volo. L’aeroplanino re degli abbracci.    

Maestro Mejer, che cosa sapeva di Domenico Modugno prima di accettare la commessa (che era anche un po’ una scommessa) relativa alla raffigurazione scultorea del grande cantante?

Ho conosciuto l'opera di Domenico Modugno quando ero molto giovane: a casa nostra, in Argentina, si ascoltavano  le sue canzoni e mia sorella, più grande di me,  aveva i suoi album. Poi, certo, quando Gianni Torres, al tempo direttore artistico per le  celebrazioni di Domenico Modugno, mi contattò e mi trovai a misurarmi con questa grande responsabilità, cominciai subito a raccogliere la necessaria documentazione sul personaggio. E a recuperare materiale video-fotografico da riviste e poi interviste e altre testimonianze verbali; un contributo decisivo mi fu dato dalla moglie di Modugno, Franca Gandolfi, e da alcuni  collaboratori amici come il cantautore Rudi Assuntino, Loro  mi descrissero  tanti particolari della  personalità di Mimmo, le sue abitudini e alcuni tic come, ad esempio, quello di muovere la gamba sinistra, durante le sue interpretazioni,  flettendo il ginocchio ritmicamente. Qualcuno mi fece anche notare la grande cassa toracica di Mimmo, dovuta alla sua passione per il nuoto. Rudi Assuntino, poi, mi suggerì di visionare il video dell’opera teatrale "Rinaldo In Campo", in cui Mimmo faceva la parte del brigante Rinaldo Dragonera: proprio da una sua particolare posa in questo ruolo, una posa orante , io ricavai l’immagine-base per la mia statua. Questa visione piacque particolarmente alla signora Gandolfi, che divenne così la mia principale sponsor presso il Comune, affinché vincessi la concorrenza degli altri miei colleghi contattati dall’Amministrazione e potessi aggiudicarmi il lavoro. Ci tengo tuttavia a precisare che Franca mi apprezzava già per alcune mie produzioni, in particolare per quest’opera.

Secondo lei che emozioni procura agli abitanti di Polignano il suo Modugno? E a lei, invece, cosa resta di questa tappa della sua produzione?

Penso che da parte degli abitanti di Polignano a Mare non ci sia un unico modo di vedere la mia opera, e comunque  ho ricevuto segni di vero apprezzamento sia da parte dai polignanesi che da persone di altre zone d’Italia, oltre che dall’estero. Sulla realizzazione della statua, poi, bisognerebbe scrivere un romanzo a parte, perché è una vicenda piena di aneddoti e di complicanze, dovute anche alla decisione  del vicesindaco Modesto Scagliuzzi di anticipare di un mese la consegna del monumento. Il che fu una forzatura non indifferente nel mio crono-programma, a cui non ero preparato: costretto a cambiare in corsa l’officina a cui avevo pensato di rivolgermi per la fusione del bronzo (il Comune mi propose di rimpiazzarla con un’altra), in poco tempo finii addirittura per cestinare tutto il mio lavoro e  dovetti rifarlo di sana pianta,  accumulando così un ritardo di ben sei mesi, Sicché l’opera, che doveva essere pronta per il 2008, venne effettivamente installata e inaugurata solo l’anno seguente: e non era quella che avevo pensato all’inizio e che la vedova avrebbe voluto; non era il Modugno con lo sguardo proteso verso il mare, ma, al contrario, un Modugno che, dimentico del blu infinito e quasi indifferente ad esso,  non ha occhi che per la sua città.

Comunque, a parte la montagna di difficoltà, posso dire che per me è stata comunque un’esperienza di grande crescita professionale. E sono felice di avere portato a termine l'opera.

lunedì 12 giugno 2017

Portraits of foreign monumental statuary - Alan LeQuire, a modern Pheidias



Probably Alan LeQuire, sculptor from Nashville, is universally known as the author of the reproduction of Athena Parthenos of Pheidias for the Parthenon of his city. 
There are two things in common between the Athenian artist and LeQuire: an authentic passion for colossal statues and the origins, so to speak, pictorial.  
Pheidias, in fact, according to Plinius, began practically as a painter. LeQuire, instead, began to breathe art at home thanks to his mother, who was a painter. And we cannot forget that drawing is an art that the same LeQuire does not neglect.
An artist with a creative horizon which is classic but with a much modern artistic heart: and a substantial part of it, is Italian. 

"I lived in Bracciano in 1978-1979, and I return to Italy as often as I can", so he told us. "I worked for an American sculptor, Milton Hebald, and I worked in an Italian bronze foundry. My real mentors are Giacomo Manzù, Emilio Greco, and Venanzo Crocetti."

Mr. LeQuire, the statue of Athena Parthenos was inaugurated in 1990, but how many years have you worked on it?

I began work on Athena Parthenos in 1982. I unveiled her for the first time in 1990. Twelve years later I spent two months finished the gilding (23k. gold leaf) and painting.
We unveiled her again in 2002. Throughout the process I worked very closely with the world’s leading archaeologists especially, Evelyn Harrison, and Brunilde Ridgway in the U.S. and George Mylonas in Greece.

It seems that the face of your Athena resembles an Hollywood diva: is it a good impression? 

Yes, I would say she looks a a bit like a Vegas show girl with all the gold, but I was following the advice of the expeerts, and I tried my best not to impose my own aesthetic ideas onto the sculpture. 
That is true for the colors as well. I think Pheidias was an expert painter, for example, but because we have nothing that is definitively by his hand, I was limited to the colors found on pottery from the 5th century. Not a very appealing palette, or technique.